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Publiacqua, passando per la multiutility…non pensando ai cittadini.

Come volevasi dimostrare piano, piano le tessere del mosaico si dispongono sul tavolo a disegnare il progetto: realizzare la Multiutility Toscana.

La prima tessera, in ordine di tempo e di obiettivo, è stata, nell’anno 2018, prorogare di tre anni la concessione a Publiacqua Spa (PA) del Servizio Idrico Integrato (SII, acquedotto-fognatura) per il nostro territorio (serve 46 comuni per una popolazione di 1.305.000 abitanti). I vari sindaci Nardella (Firenze), Biffoni (Prato), Barnini (Empoli), capeggiavano la cordata del Partito Democratico allo scopo di costituire la Multiutility Toscana. Publiacqua era un elemento fondamentale di questa. Ancora non erano pronti i tempi e, con la scusa che il provvedimento era necessario per non aumentare le tariffe, hanno prorogato la concessione (abbiamo votato contro solo in 3-4 comuni su 63).

Quindi, dei 43 comuni che detenevano il 60% di quote in Publiacqua, 29, più Consiag Spa, con il 53% di quote, hanno costituito Acqua Toscana Spa. Sono rimasti fuori da Acqua Toscana, e quindi direttamente presenti nell’Assemblea dei Soci di Publiacqua: Agliana, Calenzano, Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Montevarchi, Sesto Fiorentino, Vaglia, Vaiano, ciascuno con l’0,061% di quote; quindi Cavriglia (0,380%), Loro Ciuffenna (0,253%), Pistoia (3,950%), San Giovanni V.Arno (0,865%), Serravalle Pistoiese (0,451%). Era ed è presente inoltre in PA Acque Blu Fiorentine Spa (ABF), il socio privato emanazione di ACEA Spa (vedi Comune di Roma),con l’altro 40% di quote.

La terza tessera del mosaico è stata far confluire, in ALIA Servizi Ambientali Spa, Acqua Toscana Spa, Consiag Spa, Publiservizi Spa. Così si formata la base della Multiutility.

Multiutility che nei progetti, in futuro, si deve quotare in borsa con la messa sul mercato del 49% delle quote.

Perché in particolare il Comune di Vaglia, ed altri pochi sparuti Comuni, è stato ed è contro la Multiutility, l’ho già ben motivato in altre occasioni: 1°) perché ridimensiona a puro oggetto di mercato servizi essenziali, che la legge riserva all’amministrazione dei comuni: acquedotto-fognatura, reti del gas, rifiuti solidi urbani, con rischio di impresa sui comuni stessi e di speculazione finanziaria; 2°) perché allontana i Sindaci dal potere decisionale sulle gestione dei servizi stessi (altro che “ripubblicizzare l’acqua”!); 3°) perché si incrementa quel pasticcio di commistione affaristica di politica ed economia ( i sindaci devono fare i sindaci e non gli imprenditori) con ulteriore conflitto di interessi.

Questi elementi negativi si sono ben palesati oggi nell’Assemblea dei Soci di Publiacqua. All’ordine del giorno c’era una proposta (in calce) di ALIA (che avendo incorporato Acqua Toscana rappresenta in PA 29 comuni) che dava come obiettivo strategico al Consiglio di Amministrazione di impegnarsi per ottenere concessioni di gestione del Servizio Idrico Integrato su tutta la penisola italiana. Cosa questo rappresenta è stato esplicito quando è stato chiesto ai Soci, in una precedente assemblea, di esprimersi in merito alla decisione di partecipare ad una gara per ottenere la concessione sui due ambiti di Siracusa e Messina: Publiacqua si sarebbe dovuta caricare di andare a far funzionare l’acquedotto dell’Etna o a gestire il depuratore di Barcellona Pozzo di Gotto!?

Lo scopo chiaramente non è di efficientare l’acquedotto di Vaglia o gestire il potabilizzatore di Scarperia-San Piero. Lo scopo è di fare un’operazione industriale-finanziaria per potenziare la società Publiacqua, per renderla (nelle intenzioni o nelle pie illusioni!) più grande, più competitiva. Per poter avere un utile netto maggiore e più dividendi per i Soci.

La proposta di ALIA non è passata: ci voleva una maggioranza dei 2/3. E’ bastato che il socio privato ABF, col 40% di quote, votasse contro perché non ci fosse la maggioranza. Ma tra i sette comuni presenti, abbiamo votato contro anche: Agliana, Calenzano, Cavriglia, San Giovanni V.Arno, Sesto e Vaglia. Montevarchi ha invece votato a favore. Gli altri sette comuni erano assenti. Compreso Pistoia.

Al di là dell’esito della votazione, è stato interessante che tutti noi, compreso ABF, abbiamo motivato allo stesso modo la scelta. In sostanza: Publiacqua deve avre una sola missione, fare il gestore dei nostri tubi, nel nostro territorio, nel miglior modo possibile, con la massima efficienza e con le minime bollette. Col tubo che si deve interessare dei tubi di Siracusa!

C’è stato quindi un passaggio nella discussione, marginale ma molto indicativo ed istruttivo.

A fronte del fatto che il presidente dell’Assemblea abbia alla fine riassunto che tutti i Comuni presenti direttamente, meno Montevarchi, abbiamo espresso un netto no alla proposta di ALIA, l’Amministratore delegato di questa, dott. Alberto Ierace, ha voluto sottolineare che lui rappresentava però la maggior parte dei comuni. Che era la loro voce. Allora mi è rimasto facile far rilevare, in assemblea, quello che a suo tempo avevo denunciato come un vulnus intrinseco nella creazione delle scatole cinesi che sottostava alla realizzazione della Multiutility: la distanza che si allunga tra i sindaci, i cittadini, e la mente decisionale al vertice della società.

Il sindaco di Borgo San Lorenzo o di Scandicci o Greve o Campi (tutti quei 29), se volevano contare un pizzico di più, non dovevano creare una società sopra di loro, che poi ha a sua volta una società sopra la sua testa, che poi questa ha a sua volta….

Ora questi sindaci, per sapere cosa bolle in pentola nell’Assemblea di Publiacqua, devono farselo dire dal presidente di Acqua Toscana di cui fanno parte. Ma il presidente di Acqua Toscana se lo deve far dire a sua volta dal presidente di ALIA. E domani, più aumentano le scatole cinesi,…

Ma probabilmente le chiacchere e le decisioni girano, come al solito, fuori dalle sedi societarie istituzionali: transitano e si concretizzano nei circoli partitici.

Nei comitati di affari!

Augh.

Leonardo, sindaco

(volentieri pubblichiamo questa pubblica riflessione del Sindaco di Vaglia Leonardo Borchi)

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