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Pecunia non olet. Soldi per il nuovo aeroporto di Firenze sì, per aiutare gli alluvionati no.

Pecunia non olet. L’emendamento salviniano – come riportato della stampa – al decreto mille proroghe che proroga lo stanziamento dei soldi pubblici per la realizzazione di un’infrastruttura privata come il nuovo aeroporto di Firenze ci dice proprio questo. Che i poteri forti, i veri sponsor dell’opera più inutile, impattante e costosa mai vista in Toscana non demordono e non sono interessati al colore politico. Un crocevia tipico quello fiorentino, si passa per Salvini – imparentato, seppur non formalmente, con Verdini padre e figlio -, Carrai, Renzi, Carrai, Nardella e Giani. Chi poi vinca le varie elezioni poco importa, i fautori dell’opera stanno dappertutto. In barba alla logica, al buon senso, alle sentenze della magistratura, al buon uso di fondi pubblici e, non ultimo, all’impatto ambientale: molti dei protagonisti poche settimane fa erano a tuonare contro l’antropizzazione, il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo all’indomani dell’alluvione che ha mandato sottacqua mezza piana fiorentina. Ma le priorità sono altre. Noi continueremo – insieme a comitati, associazioni, cittadine e cittadini – a contrastare in ogni sede la realizzazione di questa opera, con coerenza come abbiamo sempre fatto, nella consapevolezza che ci vuole un alterativa a tutto questo, anche perché “fare l’aeroporto” non è funzionale a tentare di vincere le elezioni, ma, per tutti questi, tentare di vincere le elezioni è funzionale a riuscire ancora meglio a fare l’aeroporto. Intanto si portano a casa cinquanta milioni di soldi pubblici, mentre per riparare i danni della recente alluvione non si trovano, e non si fanno emendamenti nottetempo.

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