Il programma di Toscana Rossa
Una coalizione popolare per una toscana di pace
Quanto segue è una sintesi di alcuni punti programmatici. La legge regionale non prevede il deposito di un programma e questo rende possibile l’ambiguità delle altre coalizioni, in particolare di quella di centrosinistra, che ha al suo interno tutto e il contrario di tutto, anche su questioni per noi fondamentali. Siamo impegnate e impegnati anche su tante altre tematiche e rimaniamo a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda voleste farci: segreteria@toscanarossa.it.
Toscana Rossa rappresenta la vera novità politica di questa tornata elettorale: l’unica coalizione alternativa a centrosinistra e centrodestra, unite da politiche bipartisan piegate agli interessi del Mercato e delle sue logiche predatorie. Oggi, con l’aggravante di un’escalation guerrafondaia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: lo smantellamento della sanità pubblica e del diritto alla salute, il ricorso sistematico agli appalti che generano precarietà e aumentano la ricattabilità dei lavoratori e delle lavoratrici con salari da fame, il consumo indiscriminato di suolo e la mancata cura del territorio, fino all’assenza di risposte di fronte all’emergenza casa, che ormai colpisce migliaia di famiglie sotto sfratto.
Nessuna ambiguità. Il nostro è un no netto alla guerra, all’aumento delle spese militari, alla militarizzazione dei territori. No alla NATO e al riarmo di un’Unione Europea che vede nell’aumento della spesa militare, nascosto sotto la maschera della difesa comune, la scelta strategica per riconvertire l’economia. Un’Europa che ha imposto il pareggio di bilancio, ma è pronta a finanziare con nuovo debito gli 800 miliardi del piano “ReArm”. Scelte che avranno conseguenze dirette e drammatiche anche in Toscana, perché ogni economia di guerra si alimenta sottraendo risorse a scuola, sanità, casa e servizi. Il silenzio che circonda il genocidio sionista che si sta consumando in Palestina, per brutalità e ferocia, riporta immagini che pensavamo consegnate alla Seconda guerra mondiale. Anche in Ucraina l’Europa non ha cercato alcuna via diplomatica; ha scelto invece la logica delle armi, alimentando lo spettro dell’allargamento del conflitto.
La Toscana non deve essere complice né subordinata a queste logiche belliciste. Oggi più che mai siamo chiamatɜ a costruire un’alternativa radicale a tutte le forze che sostengono la guerra. A partire dalla condanna del genocidio in atto. La Regione deve chiedere con forza al governo di interrompere le forniture di armi a Israele, aderire alla campagna BDS e sospendere ogni collaborazione regionale. La pace non si dichiara, si costruisce. È da questo principio che parte il nostro programma: dalla costruzione concreta di azioni di pace.
La nostra idea di buon governo
La partecipazione è il primo strumento di democrazia e di buon governo. L’astensionismo, oggi in crescita, è il segnale più preoccupante della distanza tra cittadini e istituzioni: per colmarla serve restituire protagonismo alle persone, rivedendo la legge elettorale per tornare al proporzionale e ampliando gli spazi di partecipazione diretta. Riconosciamo il ruolo insostituibile dei comitati, delle associazioni e dei movimenti sociali e ambientali come sentinelle del territorio, e ci impegniamo a istituire un Osservatorio permanente che porti le loro istanze dentro il Consiglio regionale.
La tutela dei servizi pubblici essenziali è una priorità per la vita dei cittadini. È necessario tornare a una gestione interamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi fondamentali, superando il modello delle multiutility che concentra potere, privatizza i beni comuni e riduce il controllo democratico. Le promesse legate alla privatizzazione si sono rivelate un fallimento: non hanno migliorato i servizi, ma solo aumentato le indennità degli amministratori. Per questo motivo proponiamo il ritorno alla gestione pubblica, con aziende territorialmente dimensionate per garantire efficienza, trasparenza e partecipazione, evitando il gigantismo e restituendo centralità alle comunità locali.
Lo stesso accade per la sanità pubblica, progressivamente svuotata e indebolita. La riduzione a tre sole ASL ha imposto lunghe distanze e spinto chi può permetterselo verso il privato, mentre cresce la “povertà sanitaria”: liste d’attesa interminabili, rinunce alle cure, disuguaglianze nell’accesso ai servizi. La nostra proposta è chiara: superare l’attuale assetto, interrompere i finanziamenti al privato, potenziare il personale in base ai bisogni reali, azzerare le liste d’attesa e ripristinare la gratuità del trasporto sanitario. La crisi dei Pronto Soccorso e la mancanza di medici di base rendono necessaria un’immediata campagna di assunzioni e aumento degli stipendi, per evitare il rischio di burn out del personale sanitario tutto. Infine, la realizzazione di una rete capillare di presidi sanitari di secondo grado è fondamentale per la sanità territoriale.
I mancati controlli, le violazioni dei contratti nazionali e lavoro precario o nero sono ferite profonde che colpiscono la Toscana. La Regione può e deve avere un ruolo attivo per promuovere il lavoro dignitoso. Per far fronte a precarietà, disoccupazione e sottoccupazione, proponiamo l’istituzione di un salario minimo a 10€/h, la progressiva reinternalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici esternalizzati e il reddito di cittadinanza regionale.
Vogliamo una transizione giusta, non guidata dai privati e che concili la necessaria decarbonizzazione con la tutela dei territori. Una transizione etica, che metta al centro i bisogni delle categorie più vulnerabili e che allarghi il senso di responsabilità collettiva. Puntare sulle energie rinnovabili significa ridurre le emissioni, abbattere i costi sanitari dell’inquinamento, diminuire le bollette e restituire alle comunità il controllo democratico sulle proprie risorse. Non farlo significherebbe condannare la Toscana ad accrescere disuguaglianze, perdere opportunità occupazionali, subire i ricatti dei mercati e delle guerre per il controllo delle fonti fossili. Per fare questo occorre prima di tutto combattere speculazione e consumismo energetico. La buona notizia è che le soluzioni esistono: a mancare, finora, è stata la volontà politica.
È altrettanto urgente fermare il consumo di suolo e la trasformazione indiscriminata del territorio: immobili dismessi, terreni agricoli e crinali boschivi non devono essere sacrificati a fini speculativi. La nostra proposta punta a rilanciare biodiversità e sovranità alimentare, promuovere l’agricoltura a km zero di qualità, sostenere la commercializzazione dei prodotti locali e favorire la residenza stabile nei paesi in abbandono.
Non si può eludere la questione della casa: il diritto all’abitare è un’urgenza sociale e politica fondamentale. Oltre il 90% degli sfratti eseguiti in Toscana riguarda casi di morosità incolpevole. Le famiglie attendono decenni per un alloggio ERP e i contributi affitto sono quasi scomparsi. La forbice sociale si allarga: le nuove costruzioni non rispondono ai bisogni abitativi reali, concentrandosi su studentati di lusso, B&B e seconde case in centri storici, zone costiere o montane, svuotando i territori dalla residenza permanente. Superare l’emergenza abitativa significa bloccare il cambio di destinazione degli immobili dismessi compatibili con la residenza, pubblici o privati, e recuperarli a edilizia popolare per garantire accesso reale alla casa come diritto fondamentale.