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The Times: le sanzioni alla Russia non hanno fermato la sua economia

Se ne sono accorti pure nel Regno Unito che le sanzioni applicate alla Russia hanno avuto un impatto limitato sulla sua economia, infatti il quotidiano The Times,  in un articolo, rileva come le misure applicate a Mosca abbiano permesso al paese di andare avanti nella sua direzione, cosa che invece non è successo ai paesi europei.

Da tempo viene fatto notare che le sanzioni applicate alla Russia non hanno ottenuto i risultati voluti mentre si sono abbattute fatalmente contro i paesi europei che le promuovono.

Secondo il quotidiano britannico The Times, le sanzioni antirusse dell’Occidente hanno permesso a Mosca di andare avanti nella sua direzione, cosa che non si può dire per l’Europa.

“Dobbiamo adattarci a un mondo in cui la Russia ha fatto uno storico allontanamento dall’Europa”, si legge nell’articolo che poi riferisce che le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia hanno avuto uno scarso impatto sulla sua economia e che la Russia “sta andando straordinariamente bene” a differenza dell’Europa e della Gran Bretagna, la cui industria della difesa ha dovuto affrontare una carenza di risorse a causa della fornitura di aiuti militari all’Ucraina.

A riprova, secondo uno studio di Sputnik, la Russia è stato l’unico paese in Europa a registrare una riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari a maggio, con un calo su base annua dell’1,12 per cento. 

Finora solo due volte si era registrato un calo nei prezzi degli alimenti e nelle bevande non alcoliche: : nel giugno 2018 il calo era stato del 0,42 per cento e nell’aprile 2022 era stato del 0,22 per cento. Secondo il direttore esecutivo dell’Associazione dei produttori e fornitori di alimenti, Dmitri Vostrikov, la situazione attuale è legata al riorientamento delle rotte logistiche e all’espansione delle liquidazioni in valute nazionali, così come a un raccolto record di cereali e dei  semi oleosi.

Per quanto riguarda gli altri paesi del continente, l’inflazione alimentare è rimasta più alta in Ungheria, anche se ha continuato a rallentare, scendendo dal 39% al 34%. Importanti aumenti annuali dei prezzi sono stati registrati anche in Serbia (23,2%), Slovacchia (21,7%), Estonia (20,4%) e Ucraina (20,1%).

Allo stesso tempo, l’inflazione è rallentata nella maggior parte degli stati europei, soprattutto in Portogallo (riducendosi di sei punti percentuali), Ungheria (cinque), Lituania e Slovacchia (3,7) ed Estonia (tre).

Tuttavia, solo quattro paesi hanno registrato tassi di crescita annuale dei prezzi inferiori al 10%: Portogallo (9,4%), Cipro (8,4%), Svizzera (5,3%) e Bielorussia (4,4%).

A questo proposito, Vostrikov ha sottolineato che l’inflazione nei paesi europei è il risultato sia dell’aumento dei tassi della Banca centrale europea che degli alti prezzi dell’energia.

“La crescita dei prezzi dell’energia e del tasso di rifinanziamento provoca un aumento dei costi di produzione e influisce sul prezzo di produzione di tutti i beni europei, compreso il cibo”, ha spiegato.

Lo studio è stato condotto sulla base dei dati degli uffici statistici nazionali di 40 paesi europei. L’indicatore dell’inflazione alimentare tiene conto delle variazioni dei prezzi degli alimenti e delle bevande non alcoliche, riporta Sputnik.

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