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Nissim Vaturi: “Bruciate Gaza”

Il vicepresidente del Parlamento israeliano Nissim Vaturi ha esortato attraverso le sue reti sociali le autorità del paese a dare fuoco alla Striscia di Gaza, sottolineando che finora sono state molto compassionevoli.

“Tutta questa preoccupazione sul fatto che ci sia o meno Internet a Gaza dimostra che non abbiamo imparato nulla. Siamo troppo umani. Bruciate Gaza ora, niente di meno!” ha scritto il legislatore, che è anche membro della commissione per gli affari esteri e la sicurezza.

Il politico, appartenente al partito di estrema destra Likud, ha inoltre chiesto al governo israeliano di “non permettere al carburante di entrare” nell’enclave palestinese e di non autorizzare la consegna di “acqua fino al rilascio degli ostaggi”.

I commenti di Vaturi arrivano dopo che il gabinetto di guerra israeliano ha autorizzato venerdì l’ingresso di due camion di carburante al giorno a Gaza per prevenire il crollo del sistema di trattamento delle acque reflue, poiché c’è un possibile rischio di diffusione massiccia delle malattie.

I funzionari israeliani hanno riferito in una dichiarazione, citata dall’AFP, che hanno approvato la misura dopo aver accettato “la richiesta degli Stati Uniti”. “Il gabinetto di guerra ha approvato all’unanimità […] l’ingresso di due autocisterne con carburante al giorno a seguito delle richieste espresse dalle Nazioni Unite. Il carburante sarà  destinato ad alimentare le infrastrutture idriche e fognarie […], a condizione che non raggiungano Hamas”, si legge nel documento.

Il presidente del Consiglio di sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi ha assicurato che una eventuale epidemia colpirebbe sia i civili palestinesi che i soldati israeliani schierati a Gaza. “Se scoppiasse un’epidemia, dovremmo fermare la guerra”, ha sottolineato Hanegbi che si preoccupa chiaramente dei propri soldati e non dei civili palestinesi.

Intanto da parte israeliana si continuano a mettere in dubbio il numero di morti palestinesi che le azioni militari hanno provocato. I dati sulle vittime civili nella Striscia di Gaza sono forniti da Hamas, quindi non meritano fiducia, ha detto Mark Regev, consigliere del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un’intervista al canale statunitense MSNBC giovedì.

Secondo Regev, non c’è una verifica indipendente delle cifre, né si sa esattamente quanti degli abitanti di Gaza deceduti siano effettivamente civili. Ha aggiunto che Hamas è interessato a presentare la situazione in modo tale che tutte le vittime degli attacchi israeliani siano civili, mentre le immagini diffuse da Gaza non mostrano “un solo terrorista di Hamas ucciso nei combattimenti”, notando successivamente che Hamas controlla ancora la striscia e che quindi le immagini che escono dal campo di battaglia sono fornite da loro, dunque poco attendibili.

Poi, quando l’intervistatore, Mehdi Hasan, gli ha chiesto delle foto di bambini morti negli attacchi delle forze di difesa israeliane, il politico ha risposto che “è quello che Hamas vuole che tu veda”. Interrogato se accetta il fatto che il governo israeliano abbia ucciso civili, ha affermato che “non si sa come siano morte quelle persone, quei bambini”, aggiungendo che Tel Aviv non vuole che ci sia “un solo bambino morto”, ma non fanno nulla per evitarlo.

Alla fine di ottobre, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha dichiarato che l’enclave palestinese è diventata un “cimitero dei bambini”, dopo che migliaia di minori sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani.

Il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha detto che la morte di migliaia di bambini palestinesi nella Striscia di Gaza non può essere considerata come “danni collaterali”. Ha anche criticato la pratica della “punizione collettiva” e ha rimproverato i paesi occidentali per il loro ritardo nel condannare le azioni di Israele. (RT)

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