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Attentato ai gasdotti North Stream: tutto organizzato dai servizi segreti ucraini

Torna alla ribalta la teoria che a far saltare in aria i gasdotti North Stream 1 e 2 siano stati i servizi segreti ucraini e che gli Stati uniti non fossero d’accordo con l’atto terroristico che Kiev intendeva compiere.

A riesumare la vecchia teoria che dietro il sabotaggio ai gasdotti North Stream ,che collegavano la Russia con la Germania, nel novembre scorso, ci siano stati i servizi segreti ucraini sono il giornale statunitense The Washington Post ed il tedesco Der Spiegel.

Secondo questi due giornali, Chervinski, 48 anni, era il coordinatore dell’operazione, gestiva la logistica ed era responsabile di una squadra di sei persone che ha noleggiato una barca a vela con false identità e ha usato attrezzature subacquee per posizionare cariche esplosive nei gasdotti. Questa ipotesi era già circolata mesi fa dopo che  il giornalista d’inchiesta statunitense Seymour Hersh aveva accusato la Casa Bianca di aver organizzato il sabotaggio ai gasdotti.

L’ipotesi avanzata da Der Spiegel subito dopo la pubblicazione dell’articolo di Seymour Hersh che accusava apertamente gli Stati Uniti di aver organizzato e messo in atto il sabotaggio ai gasdotti vedeva quali autori dell’attentato gli ucraini che avrebbero noleggiato un veliero usando identità false. Poi giunti nel luogo dell’attentato avrebbero piazzato degli esplosivi sui tubi e successivamente gli avrebbero fatti esplodere, il tutto sarebbe stato compiuto all’insaputa degli Stati Uniti.

Adesso la ricostruzione degli avvenimenti si arricchisce di nuovi particolari che confermerebbero che tutto è avvenuto sotto la supervisione dei servizi segreti ucraini e che  persino Zelensky non ne sapesse nulla. Vengono per questo identificati i livelli di comando dell’operazione.

Il colonnello non avrebbe agito da solo, ma avrebbe ricevuto ordini da ufficiali ucraini di più alto rango, come il vice comandante delle forze congiunte Viktor Ganuschak, che poi ha riferito tutto al generale Valeri Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate ucraine, sostiene l’indagine.

Il ruolo di Chervinski renderebbe note “le rivalità interne del governo di Kiev”, dove i servizi segreti e militari “di solito sono in tensione con i loro leader politici”, nota WP.

Il giornale sostiene che l’operazione Nord Stream è stata progettata per tenere il presidente Vladimir Zelenski fuori dai piani. Per questo viene citato un rapporto di intelligence presumibilmente condiviso da Jack Teixeira, un membro della Guardia Nazionale Aerea del Massachusetts, che afferma che “tutti i soggetti coinvolti nella pianificazione e nell’esecuzione [del sabotaggio] informavano direttamente Zaluzhny, quindi Zelenski non ne era a conoscenza”.

Secondo il giornale statunitense, nel giugno 2022, l’agenzia di intelligence militare dei Paesi Bassi ha ottenuto informazioni che l’Ucraina avrebbe potuto pianificare un attacco al Nord Stream. Il giornale indica che i funzionari della Central Intelligence Agency (CIA) hanno fatto saper a Zaluzhny, attraverso un intermediario, che Washington si opponeva a una tale operazione.

Le autorità statunitensi hanno creduto che l’attacco ai gasdotti fosse stato cancellato ma poi si è scoperto che era stato solamente posticipato di tre mesi, scrive il giornale. Tuttavia, Chervinski ha negato qualsiasi ruolo nel sabotaggio degli gasdotti. “Tutte le speculazioni sul mio coinvolgimento nell’attacco a Nord Stream vengono diffuse dalla propaganda russa senza alcun fondamento”, ha detto in una dichiarazione scritta al Washington Post e a Der Spiegel.

Insomma secondo i due giornali dietro gli attentati ai gasdotti ci sarebbero solamente i servizi segreti ucraini che avrebbero da soli organizzato l’atto terroristico senza che Zelensky ne sapesse nulla. Inoltre alla Casa Bianca, che ovviamente non ha partecipato all’organizzazione ed alla realizzazione del sabotaggio, si sono fidati degli ucraini quando hanno assicurato che il sabotaggio non sarebbe più avvenuto. 

Arrampicarsi sugli specchi sembra essere lo sport preferito di questi giornalisti mentre le inchieste ufficiali di Germania, Danimarca e Svezia non hanno ancora dato risultati, e non li daranno. 

 

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